Dire e Fare, due verbi che indicano due modi di agire spesso in conflitto tra di loro. Se vogliamo, il braccio e la mente, ad esempio prendiamo una fabbrica, ci sono gli operai ed al lato opposto i dirigenti. Un dirigente difficilmente si sporcherà le mani per compiere un lavoro manuale, ammesso che ne abbia il tempo, il dirigente è colui che dice, dopo aver pensato magari con l’ausilio di una intelligenza artificiale. L’operaio è quello che fa ma, ovviamente anche lui pensa, ed anche lui magari con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Prendiamo una nazione, c’è il parlamento che dice e c’è il popolo che fa, lavora. Spesso chi dice è criticato da chi fa, raramente il contrario. Mi ricordo che quando lasciai il mio primo lavoro da dipendente come progettista di automazione per andare ad insegnare elettronica alle scuole superiori, un mio collega mi disse; eh si, “chi sa fa, chi non sa insegna”. In realtà tra dire e fare non c’è di mezzo il mare come vuole un vecchio detto, dire e fare sono strettamente interconnessi, un buon dirigente è stato anche operaio, come si dice, ha fatto la gavetta, altrimenti non riesci a dirigere degli operai, tantomeno una fabbrica. Un insegnante prima è stato studente, ha studiato e praticato ed anche parecchio. Semplicemente dire e fare sono “diretti” da due aree del cervello diverse che vanno entrambe esercitate, come dicevano i latini “mens sana in corpore sana”. Per conludere vorrei citare una frase di Woody Allen: “Il vantaggio di essere intelligente è che puoi sempre fare l’imbecille, il contrario è del tutto impossibile”.
Andrea Bianchini 2025.